La pratica quotidiana della mesoterapia
impone l'acquisizione di un vocabolario di base all'interno del quale il
termine "nappage" figura tra i più utilizzati. È uno di quei
rari neologismi che hanno contrassegnato la storia di questa disciplina,
e di cui la prova del tempo ha consacrato tanto la tecnica ben
sperimentata, quanto l'originalità inventiva.
Ci sembra interessante paragonare l'evoluzione del
termine "nappage" proprio con quello di
"mesoterapia". In effetti, un' analisi esaustiva della
letteratura conferma senza ambiguità che l'esistenza di un contenuto
metodologico anteriore alla nascita del vocabolo non saprebbe
storicamente togliere la paternità di
questi termini ai loro rispettivi autori. Ecco il primo volet di questa comunicazione. Il secondo
sarà necessariamente descrittivo, e tenterà
di apportare un contributo obiettivo alla pratica quotidiana della
mesoterapia evitando ogni forma di proselitismo, che d'altronde oggi sarebbe
anacronistico poiché il temine "nappage" è entrato
nel nostro vocabolario corrente.
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DEFINIZIONE
Una ricerca bibliografica condotta sugli ultimi
venti anni porta ineluttabilmente ad attribuire la paternità del vocabolo "nappage", o più esattamente "nappage
intradermico" a RAVILY [1], più precisamente nel 1983, quando la
letteratura è ricca di richiami a questa definizione [2,3], in
particolare nell'Atlante clinico di mesoterapia (1988) e
nel Trattato
pratico di mesoterapia (1996). Tale definizione è così
riportata:
"Realizzazione di due - quattro iniezioni al secondo,
manualmente, distanziate due - quattro millimetri, sotto controllo
visivo permanente, con angolo d'attacco rispetto alla pelle di trenta - sessanta gradi, facendo penetrare l'ago
due - quattro millimetri, con
concomitante tenuta regolare della pressione sullo stantuffo della
siringa contenente il o i prodotti da iniettare".
Nella classificazione proposta dallo stesso autore nell'Atlante
clinico di mesoterapia [2], opera divenuta oggetto di commenti
scritti dal Professor BAYLON, presidente dell'Accademia Nazionale di Medicina, oggi scomparso, e che fu - sappiamo -
relatore dell'inchiesta sulle medicine alternative pubblicato nell'ottobre 1985
[4], sono proposti tre differenti tipi di "nappage
intradermico":
1. il nappage intradermico superficiale, che riguarda la parte più
superficiale del derma;
2. il nappage intradermico profondo, che riguarda la parte più profonda
del derma;
3. il nappage intradermico nella piega cutanea, variante consistente
nell'effettuare il nappage intradermico nella piega cutanea prodotta con l'altra
mano del medico, che spinge il tampone di cotone imbevuto di antisettico
locale. Questa variante tecnica assicura sia una iniezione quasi
indolore, sia il tamponamento dei punti di puntura e l'asepsi
cutanea. Ovviamente essa non non può essere utilizzata che a
livello delle zone del corpo dove è possibile sollevare una piega
cutanea e mantenerla per tutta la durata delle iniezioni.
Il bersaglio del nappage intradermico è dunque
il derma papillare.
Globalmente, questa definizione di nappage intradermico permette di differenziarlo dalle iniezioni ipodermiche sia
più profonde e più voluminose per unità, ma anche dalle epidermopunture, che sono
definite sempre dallo stesso autore [2] come
delle multipunture superficiali realizzate per mezzo di un ago da
mesoterapia montato su una siringa oppure con un dispositivo per iniezione intradermica, attraversando o meno la miscela
medicamentosa deposta sulla pelle.
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STORIA
Per ciò che concerne il contenuto pratico, come
numerosi colleghi, è osservando il nostro Maestro e amico André
DALLOZ-BOURGUIGNON dalla fine degli anni '70, nel quadro del servizio di
consultazione di mesoterapia che Régis AZAT-THIERREE, professore al
Collegio di Medicina degli Ospedali di Parigi, gli aveva permesso di
creare nell'ambito del suo servizio di radiologia, che io sono stato
iniziato alle sottigliezze gestuali di questo metodo prima di tentare di
battezzarla e di codificarla. A ciascuno il suo calzolaio di BRAY-LU...
[il dr. Ravily si riferisce
al primo paziente curato con la mesoterapia dal dr. Pistor: un
calzolaio, per l'appunto. n.d.t.]
Per far questo, circa tredici anni passati in seguito
a NECKER in qualità di consulente non sono stati pochi per acquisire un
po' d'esperienza e trasmetterla a qualche migliaio di allievi medici,
che io ringrazio perché sono tutti questi colleghi che sono i veri
responsabili della perennità del nappage, poiché in realtà è il
lavoro quotidiano di tutti che ha confermato l'interesse di questa
tecnica talvolta screditata dai detrattori dell'intera mesoterapia, ma
sfortunatamente talvolta anche da una parte dei mesoterapeuti, prima di sopravvivere
a tutte le guerre e d'imporsi con una delle tecniche di riferimento in
mesoterapia.
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MODALITÀ PRATICHE DI ESECUZIONE
Non lo ripeteremo mai abbastanza: il nappage è,
nelle mani di un medico abile, il trionfo della tecnica manuale.
Tutti gli inventori di pistole di ogni genere, che si sono strusciati
all'imperativo tecnologico che impone l'automazione dei gesti con un
apparecchio, ne sanno qualcosa, poiché noi - come SARTRE ha
scritto - abbiamo l'insolenza di pretendere che "l'uomo non è
uomo se non perché ha una mano", e che la mano del medico
resta ancora, nell'epoca attuale in mesoterapia il migliore strumento di
lavoro che noi conosciamo.
Esistono differenti modi di tenere in mano la siringa
per effettuare il nappage intradermico, ma l'essenziale è conservare in
permanenza una grande morbidezza del polso e lavorare preferibilmente da
sinistra a destra per un destrimano, da destra a sinistra per un
mancino. Conviene inoltre mettersi in una posizione corretta in rapporto
al paziente trattato, in modo da poter fare comodamente il giro del
lettino da visita.
La pelle viene punta secondo un angolo acuto che
varia in base allo spessore e alla resistenza, come pure in base alla lunghezza dell'ago, e in special modo del becco. Il nappage intradermico
sarà tanto più tangenziale alla pelle quanto più sottile è lo
spessore dell'epidermide da attraversare, soprattutto se ci si vuole
limitare a un nappage superficiale. Invece, per superare la barriera
rappresentata da un epidermide spessa o per realizzare un nappage
intradermico profondo, bisogna diminuire l'angolo di attacco. Tutto
questo procede secondo una logica elementare. Un addestramento adeguato
permette di far fronte alla quasi totalità delle situazioni incontrate
nella pratica medica quotidiana. L'utilizzo di uno stabilizzatore della
pelle, come quello contenuto ad esempio nel "méso-kit KJMA®",
ha lo scopo di facilitare questi gesti, secondo noi soprattutto ai
principianti. Infatti, il braccio dello stabilizzatore permette di
controllare la profondità di penetrazione dell'ago secondo l'angolo di
attacco della pelle e la posizione stessa dello stabilizzatore.
Il volume unitario della miscela iniettata è
inferiore o uguale a un centesimo di millilitro, e ciò spiega la grande
facilità di realizzazione di una moltitudine di iniezioni in una sola
seduta di mesoterapia.
Per definizione, il nappage intradermico comporta il
mantenimento di una pressione regolare e costante sullo stantuffo della
siringa. Con un po' di pratica diventa possibile sincronizzare l'impatto
dell'ago sulla pelle con la spinta sullo stantuffo, per evitare la perdita di
prodotto(i) tra due iniezioni. A tal proposito, KAPLAN [4] ha tentato la
quantificazione del volume di miscela realmente iniettato con questa
tecnica alla fine della seduta, valutandolo circa un terzo del volume
contenuto dalla siringa. Secondo noi, basandoci sulla pratica clinica,
con un buon allenamento questo volume si porta più vicino ai due terzi
del totale, che corrisponde al doppio di quanto ipotizzato da KAPLAN.
Durante l'esecuzione del nappage intradermico bisogna
evitare due errori:
1- l'appoggio laterale dell'ago prima della
penetrazione nella pelle, con azione di microbisturi che genera
micropiaghe con ritardo della cicatrizzazione post-iniettiva. Conviene
perciò far seguire all'insieme "mano-siringa-ago" tanto caro
a Andrè DALLOZ-BOURGUIGNON [5] un tragitto rigorosamente lineare.
2- l'uscita incompleta dell'ago dalla pelle tra una
puntura e l'altra, al fine di evitare di "raschiare" la pelle,
con ovvio rischio di scarificazione più o meno inestetica durante i
giorni seguenti la seduta, anche se si tratta di un fenomeno che si
risolve sempre spontaneamente e completamente.
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INTERESSE E PRATICA CLINICA, VANTAGGI E
INCONVENIENTI
Noi pensiamo di poter attribuire al nappage
intradermico un certo numero di evidenti vantaggi:
- la grande dolcezza di esecuzione, che permette una
"diluizione fisica di superficie", poiché il volume unitario
iniettato è inferiore o uguale a un centesimo di millilitro;
- il suo carattere "universale", poiché si
tratta di una tecnica applicabile nella maggior parte delle situazioni
incontrabili nella pratica clinica della mesoterapia;
- l'assenza di fenomeni dannosi. In effetti, uno
studio completo della letteratura ci permette di escludere gravi effetti
indesiderati conseguenti alle iniezioni del nappage intradermico, se
praticato correttamente. I soli effetti collaterali constatati nella
pratica (essenzialmente eritema, prurito e microematomi) sono di breve
durata e si risolvono spontaneamente. A nostro avviso conviene comunque
guardarsi anche dall'eventualità segnalata da LEDERER [6], vale a dire
l'allergia, rara ma sempre possibile a uno dei componenti dello stesso
ago [vedi
allergia al nichel degli aghi da
mesoterapia n.d.t.].
- la
sua economicità riguardo al consumo di materiale, che si limita infatti
al minimo necessario [ago, siringa,
cocktail n.d.t.],
per lo meno nella tecnica puramente manuale.
- la possibilità di realizzare, secondo HUTEAU [7],
un "interfaccia-meso" agevolmente modulabile per il medico; la
sua capacità di adattamento al concetto delle tre unità di
DALLOZ-BOURGUIGNON [5] o delle quattro di HUTEAU [7] di competenza del
tessuto connettivo della pelle, e la sua facoltà di permettere
l'esecuzione della maggioranza dei trattamenti al di qua della barriera
dei due millimetri cara a DALLOZ-BOURGUIGNON.
Tra gli inconvenienti:
- la perdita "posologica" che disturba in
maniera generale la reputazione di questa tecnica, e dunque pregiudizio
per la sua accettazione da tutti i praticanti della mesoterapia. Ci
sembra che si debbano fare ancora dei progressi in questo senso;
- nella tecnica manuale, l'esperienza del medico
occupa un posto determinate per la buona esecuzione del gesto e
soprattutto il carattere poco o affatto accomodante del paziente
trattato con questa moltitudine di iniezioni, spesso dell'ordine di
numerose centinaia per seduta.
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CONCLUSIONI
Un giorno Michel PISTOR disse che aveva una
possibilità di vedere realizzata un'idea di gioventù che aveva
chiamato "mesoterapia oggi riconosciuta"... Noi ci
permetteremmo un piccolo plagio che lui ci perdonerà, tanto più che
per applicarlo al nappage bisogna citarlo integralmente, seppure con
qualche modifica: "Questa possibilità, io la devo alle migliaia di
medici che hanno saputo adottare queste tecniche. Io li ringrazio tutti,
prima perché hanno capito e poi perché hanno osato".
_________
Bibliografia
[1] |
RAVILY
G. |
|
La mésothérapie. Le quotidien du
médecin, 1983, 3047, 17-18. |
[2] |
RAVILY
G. |
|
Atlas clinique de mésothérapie, 1988,
10, P.M.I. Ed. |
[3] |
RAVILY
G. |
|
Traitè pratique de mésothérapie,
1996, 54-55, Mediasoft Ed. |
[4] |
KAPLAN J.A. |
|
Des techniques et des doses, Bull.
S.F.M., 1981, 78, 8-9, S.F.M Ed. |
[5] |
DALLOZ-BOURGUIGNON A. |
|
Dix gestes de mésothérapie. 1981,
Maloine Ed. |
[6] |
LEDERER M. |
|
Allergie non médicamenteuses et
mésothérapie. Bull. S.F.M., 1991, 80, 5-6, S.F.M. Ed. |
[7] |
HUTEAU Y. |
|
Le concept des quatre unités de compétence
du tissu conjonctif permet-il de déterminer la profondeur d'injection?
Bull. S.F.M., 1987, 67, 8-9. |
_________
PAROLE CHIAVE: nappage, nappage intradermico,
tecniche d'iniezione.
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RIASSUNTO
La pratica quotidiana della mesoterapia impone
l'acquisizione di un vocabolario di base all'interno del quale il
termine "nappage" o più esattamente "nappage
intradermico" (RAVILY) figura tra i più utilizzati.
È uno di quei rari neologismi che hanno segnato la storia di questa
disciplina, e di cui la prova del tempo ha consacrato tanto la tecnica
ben sperimentata quanto l'originalità inventiva.
Si tratta di una tecnica semplice di messa in atto,
di grande morbidezza di esecuzione, applicabile alla maggioranza delle
situazioni incontrate nella pratica quotidiana della mesoterapia, senza
carattere invasivo, economica e molto adatta alla somministrazione intradermica
dei medicinali su superfici estese.
tradotto dal dr. Stefano Marcelli
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